Perché scrivo questo blog?
(イタリア語ver 完全版)
Perché scrivo questo blog?
Due anni fa, ad aprile, ho provato improvvisamente difficoltà a parlare. In quel periodo, ero uno studente di master iscritto alla facoltà di storiografia a cui mi dedico tuttora. L’incidente è accaduto quando facevo una presentazione su una mia ricerca durante un seminario. All’inizio della presentazione non sono riuscito a parlare per più di cinque secondi, e non appena ho potuto emettere qualche suono e mi sono bloccato completamente. Non sono sicuro se la causa dell’incidente fosse dovuta alla mancanza di preparazione o alla tensione per la presentazione ma da quel giorno ho cominciato a provare paura ad esprimermi al cospetto di un gruppo di persona. Successivamente, la situazione è peggiorata e ho cominciato a sentirmi a disagio non solo a comunicare ma anche a scrivere. Alla fine, il solo atto di costruire frasi è diventato doloroso.
Sono già passati due anni da questa esperienza traumatica, ma non mi sono ancora cavatio da questo guaio. Sebbene i sintomi simili all’afasia fossero guariti, mi trovo ancora oggi nel panico, e in un guazzo di sudore quando devo fare presentazione davanti a molte persone o in una situazione molto importante. Cercando giorno per giorno una scappatoia per superare l’ostacolo, ho finalmente trovato un’idea in un libro con cui potrei riuscire a guarire il mio trauma.
Il libro si intitola “La filosofia della scrittura’’ nel quale quattro scrittori fra cui il più famoso è Masaya Chiba discute come si affronta le angoscie associate alla scrittura. Nella seconda metà del libro, uno degli scrittori, Tomoki Yamauci dice che ‘‘ogni uomo continua a parlare tra sé e sé per superare uno shock psicologico’’, a cui Masa Ciba dice che ‘‘le parole sono un mezzo per alleggerire gli stimoli.’’In somma, si può dire che usiamo le parole come un rimedio per guarire una ferita ricevuta nella vita quotidiana. Usare questo metodo è simile a quello che utilizza lo psicologo che cerca di guarire il trauma del paziente ascoltandolo.
Anche se si prova disagio o fastidio, si riesce ad addolcirlo con le parole. È l’idea che sarà il punto di partenza per superare completamente il mio trauma. Cercherò di trovare parole in qualunque forma per affrontare il mio trauma e alla fine, spero di fare pace con ‘‘il mio racconto’’. (Per me, le partole stesse sono una causa del trauma, perciò questo metodo sarà come una forma di riabilitazione.)
Anche se le mie parole fossero incoerenti, vorrei accettarle e poi cercherei di usarle questo blog per guarire un mio trauma. Spero finalmente di trovare fiducia nelle mie parole. Questo è il primo motivo per cui scrivo questo.
A dire il vero, ce n’è anche: farvi conoscere la vita quotidiana di uno studente di dottorato.
Attualmente sono al primo anno di dottorato, studio la storia italiana del XVI secolo. Prima di iscrivermi al dottorato, i miei amici e parenti mi hanno chiesto molte volte perché continuassi a fare ricerca all'università invece di fare un lavoro che garantisca un guadagno superiore rispetto alla carriera di ricercatore (con sarcasmo).
Secondo me, non si può evitare di subire criticamentre si fa ricerca sulla storiografia quando si hanno vent’anni, considerando la scarsa popolarità degli studi umanistici in Giappone. Tuttavia, questo pregiudizio sulla vita del ricercatore è molto diverso dalla realtà. Infatti, il titolo del mio blog è «Un diario di uno studente di dottorato allo stremo», ma cosa significa esattamente il termine «allo stremo»? Significa che mi trovo allo stremo economico o psicologico, oppure si limita al mio bagaglio di conoscenza oppure indica tutte le difficoltà indicate sopra?
Come riportato dai media negli ultimi tempi, il futuro delle persone con un dottorato rimane oscuro. Tuttavia, recentemente l’appoggio economico per gli studenti di dottorato è stato migliorato ed in oltre molti ricercatori giovani si dedicano a trasmettere la propria ricerca al pubblico con SNS, il che significa un ritorno di fiamma per i settori umanistici che erano in declino.
In realtà, le preoccupazioni economiche che avevo prima di iniziare il dottorato, ora non le sento più così fortemente. Grazie allo stipendio e ai fondi di ricerca forniti dall'Università, riesco a guadagnare circa 250.000-300.000 yen al mese, a cui si aggiungono le entrate di un lavoretto, il che è abbastanza per fugare le mie preoccupazioni economiche.
Naturalmente, questa situazione è temporanea e la vita dopo che avrò ottenuto il dottorato resta un punto interrogativo. In oltre, la vita del corso di dottorato sarà diversa a secondo del paese e del campo di studio a cui ci si dedica, perciò non posso spiegare come sia la vita di ricercatori in modo generale.
Dato che un blog scritto da uno studente di dottorato non otterrà una grande popolarità e non penso di guadagnare soldi con questo blog, voglio scrivere liberamente senza sottomettermi a nessun canone.
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